mercoledì 13 dicembre 2017

Il vino venuto dal freddo e dal ghiaccio - Eiswein -



una dolce prelibatezza che si produce in inverno attendendo che il freddo congeli letteralmente i chicchi d'uva nella vite
 I vini dolci hanno da sempre affascinato i sensi e la fantasia degli appassionati di vino di tutti i tempi. Spesso costosi e rari, la loro presenza era praticamente costante nelle tavole dei nobili e delle classi benestanti, anche come segno di ricchezza. Ricchi, densi, dolci, complessi negli aromi e nei sapori, i vini dolci offrono un'esperienza sensoriale unica. Tuttavia, non basta solo la dolcezza per fare un grande vino dolce poiché non tutti i metodi usati per aggiungere o mantenere lo zucchero in un vino producono gli stessi risultati, né dal punto di vista organolettico né dal punto di vista della qualità. Esistono infatti diversi modi per produrre un vino dolce, di questi il meno “nobile” è certamente quello che prevede l'aggiunta di zucchero al termine della produzione. Quello che
affascina dei vini dolci è la loro complessità organolettica, quello straordinario concentrato di aromi e di sapori che vanno ben oltre alla dolcezza, un risultato che si ottiene principalmente dalla concentrazione delle sostanze contenute nell'acino dell'uva.


Anche la maturazione - o per meglio dire la sovrammaturazione - dell'uva svolge un ruolo importante nel risultato finale, poiché questo processo naturale provoca l'aumento degli zuccheri e l'esaltazione degli aromi “maturi”, diminuendo nel contempo l'acidità. Nonostante questo sia un ottimo metodo per ottenere il massimo della dolcezza dall'uva, in realtà anche l'acidità svolge un ruolo di primaria importanza, essenziale per l'armonia e l'equilibrio del vino. Uno dei metodi più antichi per la produzione dei vini dolci è quello di raccogliere le uve mature e lasciarle appassire all'aria - appese in appositi telai oppure disposte su graticci - così da favorire la progressiva perdita d'acqua con il risultato di concentrare il succo. Alternativamente, si consente all'uva di appassire direttamente nella vite che sarà poi vendemmiata quando avrà raggiunto il giusto grado di concentrazione e appassimento.

 Un altro metodo - attuabile solamente nelle zone che offrono le giuste condizioni climatiche e ambientali - utilizza un fattore che potrebbe sembrare deleterio per la salute dell'uva e del vino, ma che nelle giuste condizioni regala al succo dell'uva qualità
organolettiche estremamente raffinate: la muffa. Si tratta di una muffa particolare - la Botrytis Cinerea - che in condizioni favorevoli regala nettari divini e che invece quando si sviluppa eccessivamente condanna alla rovina l'intero raccolto. La Botrytis Cinerea, detta anche muffa nobile fino a quando non si sviluppa eccessivamente facendo letteralmente marcire l'uva, costituisce un serio problema per ogni viticoltore, benvenuta solamente nelle uve destinate alla produzione dei vini dolci muffati, combattuta in tutti gli altri casi. La muffa nobile, penetrando nella buccia dell'acino dell'uva alla ricerca di nutrimento, favorisce la perdita dell'acqua concentrandone il succo, conferendo inoltre i propri caratteri organolettici.
 Esiste un altro metodo per concentrare il succo dell'uva: congelare l'acqua all'interno degli acini e provvedere subito dopo alla pigiatura. Questo sistema può essere ottenuto in due modi distinti, uno assolutamente naturale ottenuto in zone particolarmente fredde, l'altro mediante la congelazione artificiale degli acini d'uva. Quest'ultimo metodo viene definito come crioestrazione ed è utilizzato, con lo scopo di concentrare il mosto, anche nella produzione di altri vini. Dove le condizioni climatiche lo consentono, questo metodo è realizzato naturalmente grazie alle basse temperature invernali, raccogliendo i chicchi d'uva congelati direttamente dalla vite. Nascono così i pregiati ed eccellenti eiswein, come sono chiamati in Germania e in Austria, e gli ice wine - o icewine - nome con il quale sono conosciuti in Canada. Altra caratteristica degli eiswein è l'assenza della Botrytis Cinerea, pertanto l'acidità in questi vini sarà piuttosto spiccata, pur sempre mantenendo un perfetto e straordinario equilibrio con le altre qualità organolettiche.
 Le origini dell'eiswein non sono molto chiare: l'unica informazione certa è che sono stati “inventati” in Germania. Alcuni ritengono che il metodo di produzione di questi vini sia 

stato “scoperto” accidentalmente nel 1794 in Franconia, la celebre regione che si trova nella parte centro-meridionale della Germania. Sembra che nel 1794, nella città di Würzburg si sia verificata una gelata inattesa e che provocò il congelamento delle uve. I viticoltori della zona, con lo scopo di salvare comunque il raccolto, decisero di pigiare quelle uve e ne ricavarono un mosto estremamente concentrato e che produsse quel vino oggi famoso come eiswein. Questa non è comunque l'unica ipotesi sulla nascita degli eiswein. Secondo altre ipotesi, sembra che il primo eiswein della storia fu prodotto a Dromersheim - nella Rheinhessen - con le uve dell'annata 1829, un'annata particolarmente rigida. Pare che nell'inverno del 1829-1830, i viticoltori di quella zona, cercando di recuperare le uve danneggiate dalle gelate con lo scopo di usarle per l'alimentazione del bestiame, notarono che il succo era eccezionalmente dolce.
 Decisero quindi di pigiare quelle uve “congelate” e dal poco mosto che ne ricavarono, produssero un vino dolce e squisito: l'eiswein. Sarà solo verso la fine degli anni 1960 che questa tecnica fu migliorata e perfezionata per opera del dott. Hans Georg Ambrosi, l'uomo riconosciuto come il “padre dell'Eiswein”. Hans Georg Ambrosi iniziò i suoi esperimenti sull'Eiswein nel 1955, quando si trovava in Sud Africa per motivi di studio. Quando tornò in Germania continuò i suoi studi su questo vino e fondò una cantina nella Renania, iniziando a produrre l'Eiswein. Altri produttori tedeschi seguirono il suo esempio e l'Eiswein diventò un prodotto tipico della Germania. Nonostante la Germania sia considerata la patria dell'Eiswein, le condizioni climatiche non consentono la sua produzione ogni anno. Dove invece la produzione dell'Eiswein è garantita ogni anno è il Canada, qui chiamato Ice Wine, diventato in poco tempo il principale produttore mondiale di questo tipo di vino.
 Il Canada entra ufficialmente nella storia di questo vino nel 1973, anno nel quale fu prodotto il primo Ice Wine del paese per opera
di Walter Hainle, un tedesco emigrato in Canada nel 1970. Grazie alle costanti condizioni climatiche invernali, contrariamente alla Germania, il Canada produce ogni anno Ice Wine, una condizione che ha consentito la sperimentazione e il miglioramento della tecnica di produzione. Il successo mondiale dell'Eiswein e dell'Ice Wine si affermerà negli anni 1990 grazie alle produzioni di Canada, Germania e Austria, entrando ufficialmente nell'olimpo dei grandi vini da dessert del mondo. Gli Eiswein - Ice Wine sono infatti considerati fra i vini da dessert più ricercati e apprezzati nel mondo, e spesso la produzione non è sufficiente a soddisfare le richieste del mercato. La principale zona di produzione dell'Ice Wine è la Penisola del Niagara, nell'Ontario, dove si produce principalmente Ice Wine da Vidal, un'uva ibrida di origine francese.
Produzione dell'Eiswein - Ice Wine
 La produzione dell'Eiswein - o Ice Wine - è un processo laborioso che richiede la presenza di condizioni climatiche specifiche e particolari procedure di vinificazione. Prima di tutto, il freddo. I grappoli d'uva sono lasciati sulla vite durante i mesi invernali e le ripetute gelate favoriscono la concentrazione degli zuccheri, degli acidi e delle sostanze aromatiche, con il risultato di esaltare la complessità organolettica del succo. La lunga attesa per l'arrivo del freddo rappresenta tuttavia una condizione di rischio piuttosto concreta, poiché durante questo periodo l'uva potrebbe essere danneggiata da diversi fattori. Infatti, nel caso in cui la gelata non arrivi nel tempo giusto, senza ritardare eccessivamente, le uve potrebbero essere facile preda della muffa, provocando la perdita del raccolto. Tuttavia, se la gelata è troppo rigida, gli acini dell'uva si “congelerebbero” eccessivamente, non consentendo l'estrazione del succo concentrato.
 Le uve sono raccolte in pieno inverno, quando la temperatura è solitamente inferiore a -8° C e l'acqua all'interno degli acini è congelata in cristalli di ghiaccio. Il lavoro della vendemmia deve essere svolto nel più breve tempo possibile, poiché l'uva deve essere pigiata prima del suo scongelamento, generalmente nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino, cioè quando la temperatura raggiunge i valori minimi della giornata. Anche i locali di vinificazione dovranno avere una temperatura molto bassa così da evitare lo scongelamento delle uve prima della pigiatura. Poiché l'acqua contenuta negli acini è congelata in cristalli di ghiaccio, questa non sarà estratta e il poco succo che si ricava dalla pigiatura è un mosto estremamente concentrato, ricco di zucchero e acidi. La concentrazione di zucchero negli Eiswein - Ice Wine è generalmente compresa fra 180 e 320 grammi per litro, una quantità tale da rendere la fermentazione estremamente lenta.
La fermentazione del mosto per la produzione degli Eiswein può richiedere anche alcuni mesi e la vinificazione è svolta sia in contenitori inerti - come le vasche d'acciaio - sia in botti di rovere o barrique. Gli Eiswein sono generalmente prodotti con uve a bacca bianca, tuttavia non mancano esempi di vini prodotti con uve a bacca rossa. Fra le varietà utilizzate per la produzione degli Eiswein - Ice Wine il Riesling è certamente l'uva più importante, seguita dal Vidal, tipica delle produzioni Canadesi. Fra le altre uve a bacca bianca utilizzate per la produzione di questi vini si ricordano: Chardonnay, Chenin Blanc, Ehrenfelser - un incrocio fra Riesling e Sylvaner - Gewürztraminer, Kerner, Pinot Bianco e Seyval Blanc, un ibrido ottenuto in Francia all'inizio del XX secolo dall'incrocio di due ibridi di uva Seibel. Fra le uve a bacca rossa, la più tipica è il Cabernet Franc, tuttavia si utilizzano anche Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Nero e, marginalmente, Syrah.
Zone di Produzione
 La tecnica di produzione degli Eiswein - Ice Wine è utilizzata in diversi paesi del mondo, tuttavia i rappresentati principali di questo vino sono Canada, Germania e Austria. La condizione essenziale per la produzione di questi eccellenti vini dolci è rappresentata da un inverno con temperature molto rigide, tali da provocare il congelamento dell'acqua contenuta all'interno dei chicchi d'uva. Gli Eiswein - Ice Wine sono prodotti, seppure in quantità limitate, anche in Australia, Croazia, Francia - conosciuti come Vin de Glace - Italia, Nuova Zelanda, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Stati Uniti d'America e Ungheria. La produzione degli Eiswein - Ice Wine è regolata da apposite leggi in ognuno di questi paesi e in alcuni casi i disciplinari di produzione sono molto rigidi con lo scopo di garantire la migliore qualità. Una delle tecniche più controverse nella produzione di questi vini è la cosiddetta crioestrazione, che consente il congelamento artificiale degli acini d'uva, consentendo quindi la produzione anche in zone o in annate con stagioni invernali non particolarmente fredde.
 La crioestrazione, per esempio, è espressamente vietata in Canada, Germania e Austria, mentre in altri paesi questa tecnica è talvolta consentita. In Canada gli Ice Wine sono prodotti nella British Columbia e nell'Ontario, area nella quale si registra la maggiore quantità prodotta nel mondo, in particolare nella Penisola del Niagara. In Canada, la produzione degli Ice Wine è regolata da un apposito disciplinare istituito dalla Vintners Quality Alliance (Unione dei Viticoltori di Qualità), abbreviato in VQA. In Germania gli Eiswein sono rappresentati da una specifica categoria del sistema di qualità QmP (Qualitätswein mit Prädikat, Vini di Qualità con Predicato). Anche la produzione di Eiswein in Austria è disciplinato dal sistema di qualità del paese. Gli Eiswein austriaci sono infatti inclusi nel livello più alto del sistema - Prädikatswein - nel quale è prevista un'apposita categoria.

 










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