La Borgogna costituisce una delle
regioni più prestigiose e uno dei terroir più vocati al mondo per la produzione
di vino e dà vita ad un intreccio di storia e cultura, dal quale nascono alcune
delle massime espressioni nel mondo del vino, per intensità, eleganza,
complessità. I suoi vigneti si estendono nella Francia centro orientale, da
nord a sud, da Digione sino a Macon e vi si producono vini rossi (Pinot nero e
Gamay) e bianchi (Chardonnay e Aligote). Il Domaine de la Romanèe Conti è
considerato il più importante produttore di vino rosso della Borgogna e
di tutto il mondo, secondo alcuni critici, commercianti, degustatori e
appassionati. L’origine del nome Romanèe incerta, ma sicuramente risale ai
forti legami della regione con la dominazione romana. Secondo quanto riferisce
E. de Moucheron, nel testo “Grands Crus de Bourgogne, Histoires et traditions
vineuse” (1955), furono le legioni romane a portare la vite in Borgogna;
a seguito di ciò, i Galli diedero vita ad una intesa produzione vinicola, che
entrò ben presto in competizione con la produzione di vino fatta in Italia. Per
arrestare la diffusione della produzione di vino in Francia e limitare la
concorrenza con i produttori latini, l’imperatore Domiziano emanò un editto nel
92 d.C. che ordinava l’espianto di metà dei vigneti della Gallia; questa
situazione si protrasse per oltre 200 anni e solo nel 281 d.C. l’imperatore
Probo revocò il precedente editto. Il popolo della Gallia iniziò allora, con
l’aiuto dell’esercito romano, a ripiantare viti, importando talee
prevalentemente dall’Italia, Svizzera e Narbonne. In realtà, appare più
verosimile il fatto che fu lo stesso imperatore Probo ad imporre alle colonie
la scelta di un vitigno da impiantare, selezionato in quanto particolarmente
resistente, tenendo anche tenendo presente che a quel tempo la riproduzione
della vite veniva fatta prevalentemente tramite seme. Recenti studi di
genetica, tramite analisi del DNA, hanno infatti dimostrato che le viti della
Borgogna discendono tutte da un antenato comune, un vitigno che era stato
importato da Probo dalla Dalmazia, e che subì successiva ibridazioni, cioè
trasferimento di materiale genetico da una specie all’altra attraverso ripetuti
incroci. In ogni caso, nel corso dell’opera, i Galli vollero esprimere la propria
gratitudine all’imperatore per la ritrovata prosperità, dedicandogli un vigneto
che chiamarono Romanèe; l’imperatore, lusingato, coniò una moneta con impressa
la sua immagine e sull’altra faccia un grappolo d’uva. Successivamente, il
piccolo vigneto di 1,8 ettari diventò proprietà di un convento di monaci
cistercensi, che lo acquistarono dai duchi di Borgogna, con il nome di Cros de
Clou. Non bisogna dimenticare infatti che le comunità religiose, unendo il
messaggio spirituale alla produzione di vino, con la loro opera, svolsero un
ruolo decisivo nello sviluppo e valorizzazione della coltivazione della vite e
approfondimento delle tecniche vinicole durante tutto il Medioevo. Nel 1241,
tuttavia, i monaci del convento di St. Vivant presso Vosne Romanèe, per ragioni
economiche, dovettero vendere il vigneto, che passò poi in mano a proprietà
privata; i duchi di Croonembourg. Nello stesso periodo i Croonembourg
acquistarono gli adiacenti vigneti di La Tâche. Nel ‘700, abbandonarono il nome
di Cros de Clou e ribattezzarono definitivamente il vigneto Romanèe, vendendolo
nel 1760 al principe di Conti, cugino primo di Luigi XVI. Tale vendita fu
duramente contestata a Corte, poiché sembra che anche la potentissima ed
influente Madame de Pompadour desiderasse quella vigna, già allora conosciuta
come la migliore di Borgogna e per questo tale vino non divenne il vino
ufficiale di Corte. Il nome Conti fu aggiunto però solo successivamente,
durante la Rivoluzione Francese: la vigna fu confiscata ma i rivoluzionari vollero
unire il nome del principe Conti al Domaine Romanèe, “commercialmente
convinti che l’iniziativa non sarebbe stata cattiva” (E. de Moucheron). Nel
1819 il vigneto Romanée-Conti venne acquistato da Nicolas Defer de la Nouerre,
che lo vendette a Julien Ouvrard per 78.000 franchi. Nel 1869 Jacques-Marie
Duvault-Blochet lo acquistò insieme ad altre aziende come Echézeaux, Grands
Echézeaux e Richebourg. Nel 1891 i 9,43 ettari di Romanée Saint-Vivant furono
acquistati da Nicolas-Joseph Marey, genero del geometra Gaspard Monge. Nel
1898, la famiglia Marey-Monge cedette parte della loro azienda alla famiglia
Latour, affittando i restanti 5,28 ettari del Domaine de la Romanée-Conti nel
1966 e, infine, vendendoli nel 1988. Questa ultima operazione è stata finanziata
dalla vendita e affitto delle proprietà del Domaine a Echézeaux e a Grands
Echézeaux. Oggi il Domaine Romanèe Conti appartiene ad Aubert de Villaine,
direttore di Romanèe Conti, il quale afferma che la filosofia del Domaine è
sempre stata all’insegna del “rispetto ed umiltà”:
VignetiI vigneti sono raggruppati attorno al villaggio di Vosne-Romanée su terreni ben drenati, disposti ad est e sud-est. Il suolo è ricco di ferro e calcare su una base di roccia e marna, i vitigni si trovano a 240 metri sopra il livello del mare. L'età media delle viti è molto alta - circa 44 anni - e i vigneti sono coltivati con metodi biologici. Per coltivare i vigneti di Romanée-Conti e Le Montrachet sono stati reintrodotti i cavalli, al fine di evitare la compattazione del terreno con l'uso dei trattori. Le rese sono molto basse, con una media di 25 hl / ha (il rendimento di un Grand Cru è di solito 35 hl / ha). In altre parole, occorrono tre viti per produrre una bottiglia di Domaine de la Romanée-Conti. Le rese sono ridotte attraverso la potatura agli inizi della stagione, e la potatura verde nei mesi di luglio e agosto. Viene effettuata una pulizia anche immediatamente prima del raccolto per eliminare i grappoli al di sotto degli standard. Al momento del raccolto, i grappoli vengono ordinati in piccoli cesti per essere esaminati singolarmente.
Romanée-Conti
Vitigno: Pinot Nero
Vigneto: 1,8 ettari (monopole)
Età media delle viti: 53 anni
Produzione media: 450 casse
Nel corso degli anni il Pinot ha mutato in 50-60 diverse varianti all'interno di questo vigneto.
La Tâche
Vitigno: Pinot Nero
Vigneto: 6,06 ettari
monopole Età media delle viti: 47 anni
Produzione media: 1.870 casse
Richebourg
Vitigno: Pinot Nero
Vigneto: 3,51 ettari
Età media delle viti: 42 anni
Produzione media: 1.000 casse
Romanée-St-Vivant
Vitigno: Pinot Nero
Vigneto: 5,28 ettari
Età media delle viti: 34 anni
Produzione media: 1.500 casse
Grand Echézeaux
Vitigno: Pinot Nero
Vigneto: 3,52 ettari
Età media delle viti: 52 anni
Produzione media: 1.150 casse
Echézeaux
Vitigno: Pinot Nero
Vigneto: 4,67 ettari
Età media delle viti: 32 anni
Produzione media: 1.340 casse
Montrachet
Vitigno: Chardonnay
Azienda vigneto: 0,67 ettari
Età media delle viti: 62 anni
Produzione media: 250 casse
Viticoltura e vinificazione
I vigneti della tenuta sono gestiti attraverso i principi dell'agricoltura biologica. I trattori di recente sono stati sostituiti da cavalli per ridurre la compattazione del suolo. Le rese sono molto basse, a circa 25hl/ettaro, e le uve vengono raccolte più tardi rispetto alla maggior parte dei vigneti in Borgogna. In cantina gli interventi vengono ridotti al minimo indispensabile per permettere una vinificazione del tutto naturale. La fermentazione si svolge a temperature relativamente basse. La tenuta ha la sua fornitura privata di rovere dalle foreste di Troncais. La maturazione dipende dalla qualità della vendemmia e viene effettuata in botti al 100% nuove. Le barriques devono essere nuove per esaltare le qualità del frutto e per eliminare qualsiasi possibilità di contaminazione che potrebbe derivare da vecchie botti. Non vi è alcuna filtrazione, ma viene utilizzata la tecnica di chiarificazione con l'uovo. I vini passano dai sedici ai venti mesi in legno prima dell'imbottigliamento.
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